Assistenza psicologica online UN ASCOLTO POSSIBILE
Ho iniziato ad effettuare “terapie a distanza “ nel 2005.
Questa modalità di terapia si costituiva allora, come una assoluta novità per me : ricreare la dimensione dell’ascolto, di un ascolto “analitico”, in assenza dell’altro, in una dislocazione e in una distanza spaziale che non doveva compromettere la condizione di vicinanza e relazione, necessaria a tale ascolto , delegando tutto solo all’udito e alla immaginazione, rinunciando alla comunicazione potente che la presenza del corpo impone alla relazione.
Questo inizio è stato LA SOLUZIONE, la sperimentazione di una modalità che mi consentisse di continuare a fornire una risposta alla richiesta di aiuto di persone che si erano trasferite in altri paesi.
Intendo sottolineare che questa modalità deve intendersi come una “soluzione” al cospetto di una situazione che altrimenti renderebbe impossibile alla persona, accedere ad un percorso di analisi.
Non condivido infatti che un’analisi possa essere condotta online, in nessun caso in cui la persona sia in condizioni di recarsi presso lo studio dell’analista.
Oggi i punti cardine che informano la mia personale riflessione e la scelta di effettuare terapie anche online sono:
-la assoluta necessità che una terapia si realizzi fra interlocutori che parlano la stessa lingua e che questa lingua sia la lingua madre
-la necessità di condivisione di una appartenenza culturale che consenta la comprensione dei contesti e degli scenari all’interno dei quali si realizzano l’esperienza emotiva e il disagio
-il riconoscimento di una domanda e di un bisogno di sostegno e di aiuto psicologico da parte di persone che per motivi personali e professionali, hanno scelto o sono state costrette a vivere , spesso per lunghi periodi o definitivamente in luoghi diversi dal loro paese di origine.
Appare evidente, come una esperienza di sradicamento dai propri luoghi, affetti e relazioni, pur vissuta come prospettiva di realizzazione professionale e personale, si costituisca come momento delicato e sensibile di estrema (e spesso inconsapevole) destabilizzazione
che può riguardare sia individui che interi nuclei familiari.
Lo stress della dislocazione fisica e talvolta temporale, dell’impatto con nuove culture e linguaggi , del “lavoro” per avviare nuove appartenenze, e per rispondere ad aspettative non più prevedibili, si traducono frequentemente in vissuti che riguardano lo stesso assetto identitario di una persona.
Ancor più delicato e con maggior rischio se questo riguarda bambini o adolescenti.
E’ necessario riuscire a ricreare un luogo dell’incontro, dell’ascolto e della relazione con sé stesso e con l’altro, per rispondere alla richiesta di aiuto e superare il limite che impone la dislocazione spaziale e fisica, la necessità di attrezzarsi all’utilizzo di nuovi strumenti che medieranno la comunicazione fra paziente e terapeuta tentando di mantenere inalterata la profondità di quella relazione.
-l’urgenza dunque di fornire risposta a questa domanda allestendo un “nuovo setting”, virtuale ma assolutamente rigoroso, che consenta l’incontro e renda possibile “l’ascolto” del disagio di tutti coloro che non possono fisicamente recarsi ad incontrare un terapeuta con cui realizzare un percorso psicologico