Psicoterapia on line
PERCHE’ UNA PSICOTERAPIA ?
Perché spesso siamo certi di avere risposte a domande che non ci siamo mai poste
le domande “vere” maturano col tempo, vengono fuori se trovano spazio, accoglienza. Se si sentono attese. (MAURO LEONARDI)
-per imparare ad ascoltare e riconoscere il senso delle nostre tante domande e generare altre domande
-perché ci consente di imparare ad ascoltarci
-perché rende possibile il racconto della nostra storia in un luogo di relazione, ascolto e condivisione
-per avviare un percorso di cura
QUANDO UNA PSICOTERAPIA ?
Quando abbiamo bisogno di far vivere domande, di riuscire ad ascoltare le nostre domande
-quando il malessere per quello che sta accadendo diventa costante e prevalente e ci si sente sopraffatti dalla sofferenza
-quando ansia, paura, insicurezza ,senso di solitudine ci privano di ogni energia e, da soli, non ce la facciamo
-quando non riusciamo più a rispondere evolutivamente a quello che ci accade
-quando ci sembra che la strada che stiamo percorrendo non sia più la “nostra”
-ALLORA sottovalutare, ignorare, rinviare, diventa una insidia
TERAPIA DELLA COPPIA E DELLA FAMIGLIA - PERCHE’?
- perché uno solo, o entrambi i partner, vivono un malessere duraturo
- perché crisi ed empasse sembrano insuperabili
- perché dinamiche ripetitive alimentano incomprensioni rabbie e conflitto
- perchè la fiducia è stata tradita
QUANDO UNA TERAPIA DI COPPIA ?
-quando uno dei due da voce, in modo definitivo ad una scelta irrevocabile
ALLORA sottovalutare, ignorare, rinviare, diventa una insidia
-perché l’esperienza della separazione della separazione e del divorzio costituisce una esperienza di trauma nella vita delle persone
-perché spesso si rappresenta come una minaccia alla stessa identità
PERCHE’ PSICOTERAPIA ONLINE ?
- PER garantire uno spazio di ascolto accessibile e flessibile ovunque voi siate
-PER garantire la continuità terapeutica
-PER garantire reperibilità
Nel 2005 si sono realizzate circostanze che, per la prima volta mi hanno fatto decidere di intraprendere terapie a distanza..
Sentivo di non aver nessuna “rete teorica” a sostegno, questa modalità di terapia si costituiva dunque come una assoluta novità per me : si trattava di verificare se fosse possibile riuscire a ricreare la dimensione dell’ascolto, di un ascolto “analitico”, in assenza dell’altro, rinunciando alla comunicazione potente che la presenza del corpo impone alla relazione.
La dislocazione e la distanza spaziale non dovevano compromettere le condizioni di “vicinanza” e relazione, necessarie a tale ascolto.
Pian piano, con una attenzione costante, nel nuovo setting, alle risonanze che l’introduzione dello “strumento digitale” andava determinando nella comunicazione, per loro e per me, l’esperienza è andata avanti. a quel punto ho iniziato a pensare di costruire le condizioni per intraprendere una parte di lavoro che potesse andare ad incontrare anche…”corpi mai conosciuti.
E’ COSI’ CHE NASCE…
“Un ascolto possibile”
PSICOTERAPIA PER EXPAT/PSICOTERAPEUTA EXPAT
... il lungo viaggio per condividere
l'andare dell'altro..."
Ho iniziato ad effettuare “terapie a distanza “ nel 2005
Questa modalità di terapia si costituiva allora, come una assoluta novità per me : ricreare la dimensione dell’ascolto, di un ascolto “analitico”, in assenza dell’altro, in una dislocazione e in una distanza spaziale che non doveva compromettere la condizione di vicinanza e relazione, necessaria a tale ascolto , delegando tutto solo all’udito e alla immaginazione, rinunciando alla comunicazione potente che la presenza del corpo impone alla relazione.
Questo inizio è stato LA SOLUZIONE, la sperimentazione di una modalità che mi consentisse di continuare a fornire una risposta alla richiesta di aiuto di persone che si erano trasferite in altri paesi.
PERCHE’
-la assoluta necessità che una terapia si realizzi fra interlocutori che parlano la stessa lingua e che questa lingua sia la lingua madre
--la necessità di condivisione di una appartenenza culturale che consenta la comprensione dei contesti e degli scenari all’interno dei quali si realizzano l’esperienza emotiva e il disagio
il riconoscimento di una domanda e di un bisogno di sostegno e di aiuto psicologico da parte di persone che per motivi personali e professionali, hanno scelto o sono state costrette a vivere , spesso per lunghi periodi o definitivamente in luoghi diversi dal loro paese di origine.
PERCHE’ IL KINTSUGI?
Esiste in Giappone una tecnica di riparazione del vasellame che si rompe.
E’ il Kintsugi, che, anziché nascondere le linee di frattura dell’oggetto con un incollaggio coprente e perfetto le rimarca con una riparazione particolare usando metalli preziosi : oro o argento fuso che sottolineano il motivo frastagliato della lesione.
Gli oggetti riparati presenteranno così una ferita luminosa e irripetibile per via della causalità della frattura.
La vita è integrità e rottura insieme, il solco che lascia il dolore deve essere valorizzato.
Costruire e ri-costruire, significa saper rinunciare alla perfezione.

Dottoressa Assunta Bona
CURRICULUM COMPLETO
Dott.ssa Assunta Bona
psicologa-analista psicoterapeuta
Laurea in Psicologia, indirizzo clinico-applicativo presso l’Università “La Sapienza” di Roma
iscrizione Albo Psicologi della Regione Lazio dal 15/12/1993 con il n. 3871
iscrizione Albo Psicoterapeuti n.. 1755C del 2/7/95
Dal 2013 risiedo in Spagna dove ho chiesto ed ottenuto il riconoscimento del titolo professionale che mi autorizza all'esercizio della professione di psicologa-clinica-sanitaria.
iscritta al Colegio Oficial Psicólogos de Las Palmas n. P-01830
Dal 2013 lavoro esclusivamente online.
sia con pazienti che vivono in Italia sia con expat : italiani che risiedono in altri paesi.
lavoro esclusivamente in italiano
ritengo infatti la assoluta necessità che una terapia si realizzi fra interlocutori che parlano la stessa lingua e che questa lingua sia la lingua madre
-psicoterapeuta di formazione junghiana
-terapeuta della coppia e della famiglia di formazione sistemico- relazionale
CURRICULUM FORMATIVO
1984/1987 ISTITUTO DI NEUROPSICHIATRIA INFANTILE UNIVERSITA’ DI ROMA via dei Sabelli
Formazione in Psicopatologia dell’età̀ evolutiva-Seminari di aggiornamento di teoria e psicodiagnostica
1985 e 1986 SOCIETA’ DI INTERVENTI E RICERCHE IN
PSICOLOGIA APPLICATA ( S.I.R.P.A.) via S. Marino, 30 –Roma
Corso teorico-pratico di formazione in Psicoterapia ad orientamento psicoanaliitico
1985 e 1986 CENTRO DI FORMAZIONE
E RICERCA RELAZIONALE via Reno, 30 – Roma
Corso biennale di Psicologia Relazionale ad indirizzo sistemico
1986/1989 ISTITUTO DI TERAPIA FAMILIARE via Reno, 30 – Roma Training in Psicoterapia Familiare e Relazionale
1986/1991 (A.I.P.A.) ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LO STUDIO DELLA PSICOLOGIA ANALITICA via G. Pisanelli, 1 –Roma Training formativo come psicologo-analista
1992/1994 (L.A.I.) LABORATORIO ANALITICO DELLE IMMAGINI via dei Giordani,18 – Roma-Training formativo per l’utilizzo della Sand-Play in terapia analitica con adulti.
2007/2008- MASTER IN MEDIAZIONE FAMILIARE – CENTRO STUDI BRUNER-ROMA
CURRICULUM PROFESSIONALE
dal 1986 al 2013 attività libero-professionale presso il proprio studio
via Cavour, 325 – Roma
e successivamente Via Emanuele Filiberto- Roma
dal 2013 risiedo in Spagna e lavoro ESCLUSICAMENTE ONLINE
-terapia individuale
-terapia della coppia e della famiglia
-sostegno alla genitorialità
-mediazione familiare
-formazione e supervisione
- presso il proprio studio
-2009/2010-rapporto di consulenza con il Centro Studi Bruner per il tirocinio a gruppi in formazione: master di mediazione familiare
-consulenza come mediatore familiare a coppie o famiglie (separazioni-consulenza alla genitorialità̀- affidamento minori- etc.)
1988/1998 Centro medico “Caravaggio” via Accademia degli Agiati – Roma Attività di consulenza alla coppia e alla famiglia
supervisione, formazione e consulenza alla equipe sanitaria
1990/2004 (A.I.P.A.) ASSOCIAZIONE PER LO STUDIO DELLA PSICOLOGIA ANALITICA via G. Pisanelli, 1 – Roma
Collaborazione in attività di sperimentazione e ricerca clinica
Dal 1997 LABORATORIO ANALITICO DELLE IMMAGINI (L.A.I.)
via dei Giordani, – Roma
Collaborazione in attività di formazione, sperimentazione e ricerca sull’uso della sand-play in terapia con adulti.
1999/2001 IGS IMPRENDITORIA GIOVANILE
via Campo nell’Elba, 3–Roma
-rapporto di consulenza continuativa alla struttura “Risorse Umane” della Fondazione -attività di formazione in osservazione sistemico-relazionale
-Valutazioni di Potenziale
-Analisi di clima aziendale
2001/2004 D.B.M. via del Circo Massimo – Roma
-valutazioni di potenziale
-colloqui e somministrazione test per ricollocamento professionale
2003 2013– COOPERATIVA ARCOBALENA- salita San Gregorio- Roma
-rapporto di consulenza e supervisione alla equipe degli operatori
Sono psicoterapeuta di formazione junghiana, e terapeuta della coppia e della famiglia di formazione sistemico-relazionale.
Sono iscritta all'ordine degli psicologi del Lazio dal 1993 (a seguito della istituzione, nel nostro paese, del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi e della conseguente pubblicazione dell’Albo professionale) e autorizzata ad esercitare l'attività di psicoterapeuta dal 1995.

PSICOTERAPIA ESCLUSIVAMENTE ON LINE

LUOGO DI ASCOLTO E TERAPIA
NELLA DISTANZA SPAZIO-TEMPORALE E NARRATIVA
OVUNQUE VOI SIATE PARLANDO LA STESSA LINGUA
Psicoterapeuta online specializzata nel trattamento individuale , di coppia e famiglia
ansia,
stress,
difficoltà relazionali
cambiamenti di vita
depressione
insicurezza
autostima
paura del futuro
mediazione del conflitto
TERAPISTA DELLA COPPIA E DELLA FAMIGLIA

"Sono qui per aiutare coppie e famiglie a ritrovare equilibrio e serenità.
Insieme esploreremo nuovi modi di comunicare e comprendere le difficoltà, creando uno spazio sicuro dove ascolto e dialogo diventano strumenti per ricostruire legami più forti e autentici."
SPECIALIZZATA PSICOTERAPIA PER EXPAT

Mi torna in mente la prima volta in cui ho “incontrato” le gigantesche sculture del viaggiatore che Bruno Catalano ha disseminato-dislocato in luoghi diversi di transito.
Ogni personaggio raffigurato appare mancante di gran parte del corpo.
Questi corpi incompleti sembrano aver disseminato/perso, pezzi di sé nei luoghi visitati.
Quando viaggiamo, lasciamo parti di noi stessi nei luoghi che restano lì senza tempo e senza spazio ?
O forse, le sculture di Catalano non raccontano solo pezzi che mancano, pezzi perduti, suggeriscono anche spazi vuoti, aperti ad accogliere il viaggio, come un corpo che rinuncia al suo confine per farsi “penetrare” dall’esperienza, dall’altro da sé ?
Anche io ho viaggiato con valigie piene di ricordi.
Non contengono solo immagini… sono le mie origini in movimento”
“Nella valigia ci sono ricordi, nostalgia, il peso della vita, i vincoli, ma anche le speranze, l’orgoglio e il desiderio di viaggiare, di vivere”
Bruno Catalano
EXPAT
espatriare è una esperienza “difficile”
parlarne, per tanti, sembra invece essere così facile
il più delle volte da parte di chi è sempre rimasto assolutamente stanziale.
COSA CERCO COSA CONQUISTO
Scegliere di andarsene è una ricerca, attitudine alla curiosità
nuove opportunità professionali
aspettative o promesse di cambiamento.
cambi di prospettiva
una vita nuova e diversa in una dimensione internazionale
l’avvio di una traiettoria di mobilità internazionale
modi nuovi di pensare il lavoro e il futuro
costruire nuove attitudini di adattabilità al contesto
COSA LASCIO A COSA RINUNCIO
Ma quante cose si lasciano quando si parte ?
E’ un po’ come ricominciare da zero.
Ricostruire tutto a partire da se stessi, anche se, prima della partenza questo frequentemente non lo si immagina ancora.
Trovare parole nuove per raccontarsi e nuovi confini in cui riconoscersi
La nostalgia e la mancanza : amici, famiglia, la quotidianità di una cultura che senti tua.
Il suono delle parole della tua lingua.
E’ alto il costo umano ed emotivo
COME POSSO AIUTARTI
Il mondo Expat

Expat le fasi
EXPAT - Le fasi
DECISIONE-ORGANIZZAZIONE-PARTENZA
Soli, in coppia, l’intera famiglia.

Euforia qui siamo nella prima fase, quella positiva. E deve esserlo in questo momento, quando la scelta è fatta, la decisione presa. E’ una condizione emotiva necessaria, immaginare il dopo, immaginarsi nel dopo sostenuti dal fermento creativo dell’attesa entusiasmo per le opportunità slancio operativo ed organizzativo un momento delicato e difficile ma ispirato da una promessa straordinaria di cambiamento. immaginare la nuova vita, vi fa apparire tutto come “più” rispetto alla vita che vi preparate a cambiare e lasciare. tutto vi sembra possibile e risolvibile.
E’ una scelta di cambio di prospettiva, si tratta di andare via verso una meta definita, prevista o possibile, andare verso un luogo da abitare stabilmente o temporaneamente.
EUFORIA… molte cose, che in quanto reali non potrebbero procurare godimento, possono invece farlo nel giuoco della fantasia, – S. Freud, Il poeta e la fantasia
Raccogliete informazioni, e sono tante da acquisire: identificazione dei luoghi, ricerca di una casa, welfare e servizi del paese che vi ospiterà, scuola per i figli, se ne avete, i bagagli, il trasloco…(tanto per dirne alcune). E’ arrivano gli ultimi giorni : tutto è pronto, la vostra vita di ogni giorno è ordinatamente inscatolata per seguirvi.

Voi vorreste essere già altrove, alla vita che vi aspetta, non riuscite proprio a sintonizzarvi con le lacrime e il cordoglio di chi vi vede andar via.

IL VIAGGIO E L’ARRIVO A DESTINAZIONE Emozione e spaesamento Potremmo definirla una fase intermedia, ma ancora positiva, siete felici di essere arrivati, finalmente, ancora fiduciosi e curiosi, solo un po’ stanchi MA, ANCORA SOSTENUTI DA FERVORE OPERATIVO.
In tutto il tempo che ha preceduto la partenza siete stati talmente presi dalla euforia per la scelta fatta e per le aspettative e fagocitati dalla preparazione degli innumerevoli adempimenti e dalla organizzazione della partenza stessa, dal gestire emotivamente i saluti a luoghi e persone che, inevitabilmente, l’impatto con l’arrivo, in quanto momento reale dell’inizio della esperienza di espatrio, nei suoi aspetti pratici , nelle sue risonanze emotive, è stato sottovalutato o, addirittura non previsto o contemplato. Dopo poche o molte ore di aereo, e anche se il luogo di arrivo fosse già noto per esserci stati come turisti, l’arrivo in un nuovo paese è sempre un momento di grande emozione, turbamento, spaesamento. Una sorta di assedio improvviso, “troppi” stimoli da decodificare con codici che non si posseggono: contesti, procedure, linguaggio, e poi temperature, percorsi . Tutte le aspettative tutto quello che è stato immaginato prima del viaggio, viene in un istante, sostituito dal tangibile, dalla realtà. Certamente l’impatto con l’arrivo è diverso se l’esperienza riguarda: -un individuo e una coppia o una famiglia con figli -se c’è già una casa da abitare o la casa è ancora da cercare -se la nuova lingua si padroneggia bene o si balbetta appena e si deve ancora imparare -se il lavoro già vi aspetta o bisogna cercarlo -se qualcuno che conoscete vi aspettava o non conoscete nessuno. Inoltre, SE all’arrivo, nel corso di quell’impatto che dicevamo, è emerso un senso di delusione, magari non meglio identificato, forse subito messo a tacere, un latente dubbio che forse quello che state vedendo e vivendo non è quello che vi aspettavate. Questi tanti ed altri se, faranno la differenza all’arrivo e da quel momento in poi. Come se potessero appannare, inquinare l’ottimismo e il fervore operativo, e, in questo momento non ve lo potete permettere.
Expat la stabilizzazione
EXPAT - La stabilizzazione
l'esiliato è come un acrobata che si muove senza rete (Moro, 2002).
La rete è quella del sistema affettivo e di produzione simbolica condivisa che non funziona più nel nuovo contesto (Goussot, 2010).

La stabilizzazione e Il malessere
dopo il frenetico e a volte caotico “fare” dell’inizio le priorità sono soddisfatte e adempiute
-avete una casa ed è più o meno a posto
-avete trovato un lavoro o avete iniziato a lavorare in quello che vi aspettava
-i figli (se ne avete) iniziano la scuola
-vi siete guardati un po’ intorno per identificare i luoghi ed i servizi circostanti
-le giornate sembrano poter avere un ritmo più lento, consueto, state costruendo la vostra nuova routine.
TUTTAVIA…
Proprio nel momento in cui state prevedendo di poter entrare finalmente in una condizione di maggior riposo fisico e psico-fisico, di iniziare ad avere più tempo e spazio per voi, iniziare a godervi la nuova vita che avete, con tanta fatica, predisposta, vi rendete conto che non ci riuscite.
All’inizio non ci fate caso, come se ci fosse una risoluta ostinazione nel non tener conto del disagio e del malessere.
Ansia, depressione, inquietudine, un senso diffuso di estraneità,
o una grande fatica ad assolvere il quotidiano, disturbi del sonno, diffusa insofferenza generalizzata, improvviso senso di insoddisfazione.
Le manifestazioni dell’insorgente malessere possono essere le più diverse.
Spesso si tratta di un indifferenziato senso di perdita, di inadeguatezza , tutto sembra diventare sempre più difficile e faticoso, a volte anche inutile e privo di senso.
Ma al di sopra di tutto, l’euforia, l’ottimismo, l’entusiasmo, la grande energia fiduciosa e vitale che vi aveva sostenuto fino a quel momento sembra appartenere al passato.

Questo cambio del tono dell’umore, è talvolta abbastanza repentino, altre ancora si inizia ad avvertire piano piano dopo qualche mese, ma soprattutto, non sembra essere conseguente ad avvenimenti o circostanze che ovviamente potrebbero giustificarlo.
Stiamo quindi facendo riferimento ad una situazione in cui le aspettative sono state realizzate e tutta la difficile fase organizzativa conclusa in modo soddisfacente.
Non vi è sembrato e non vi sembra in questo momento di dover fronteggiare particolari criticità emotive, personali. relazionali, linguistiche o di adattamento culturale.
Vi rendete anche conto, ragionevolmente, che, per quanto riguarda queste ultime, ci vuole tempo, più tempo, quello necessario per riuscire ad “integrarvi”.
Quello che vi sta accadendo, non può essere descritto attraverso una “generalizzazione”, è infatti il precipitato di infinite variabili che ogni persona interpreta, vive, declina in modo assolutamente soggettivo e personale.
Si tratta di un’esperienza intima e profonda che assume per ciascuno ritmi e intensità diverse.
Per alcuni anche estrema e dolorosa, per altri più sfumata e inintelligibile , ma non per questo meno insidiosa.
Altri ancora sembrano addirittura non rendersi conto di quanto stanno vivendo.
Ci sono alcune cose che tuttavia sarebbe importante riconoscere.
Tutti noi sappiamo quanto sia difficile ammettere l’insorgere di un imprevisto stato di malessere, quanto possa essere vissuto come una debolezza o sconfitta personale, e che possa creare allarme e preoccupazione il sentirsi così improvvisamente e imprevedibilmente fragili in un momento peraltro, tanto impegnativo della propria vita.
Per questo attraversamento inevitabile sono state individuate, di volta in volta, molte, spesso suggestive, definizioni :
shock culturale- blues dell’expat -lutto migratorio……
E’ infatti di LUTTO che bisogna parlare.
Il lutto è relazionato ad una perdita, a qualsiasi perdita.
Il cambiamento che state vivendo e che investe l’intero contesto della vostra vita, ha comportato perdite ingenti.
Siete lontani dalle vostre “reti” familiari ed amicali, quelle che sembravano così scontate, così a disposizione quando ne avevate bisogno, quando ogni carico emotivo veniva percepito come più tollerabile dalla possibilità della condivisione.
Oggi quanta fatica, disorientamento e solitudine nell’affrontare le giornate, separati dagli amici, dalle famiglie, dalle abitudini e routine quotidiane anche di percorsi e luoghi.
All’inizio sembrava solo un arrivederci, ora iniziate a diventare consapevoli che “avete rinunciato”, interrotto la rassicurante continuità del vostro quotidiano e delle vostre relazioni.
Non ci sono reti che siano lì pronte se cadete.
Avete paura di restare soli, di non partecipare più alle storie delle quali eravate parte.
La lontananza fisica amplifica la consapevolezza della vostra assenza, vi sollecita i ricordi, il rimpianto, la nostalgia.
E poi, , probabilmente, una sorta di ottimistica fiducia nella possibilità che abbiamo ormai di essere “sempre connessi”, vi ha fatto ritenere che la distanza potesse essere annullata o negata, che ovunque sareste stati in grado, in modo immediato e semplice, di restare in contatto senza distanze e tempi.
Sedotti da una sorta di fiducioso ottimismo : MAI PIU’ SOLI !
Questo probabilmente ha reso molto più difficile essere adeguatamente preparati alle separazioni.
Non è un retorico o nostalgico rimando al passato, ma, probabilmente un dato di fatto, che, in un passato neanche troppo remoto, quando non era a disposizione la tecnologia che sembra aver accorciato distanze e tempi, chi faceva la scelta di partire, di andare a vivere in un altro paese, riusciva a vivere con maggiore acuta consapevolezza emotiva il momento delle separazioni…..da tutti e da tutto.
Forse partiva con più apprensioni, con più tristezza, forse tutto appariva meno facile e più doloroso proprio nel momento dell’andarsene.

Ma per voi è iniziato dopo, sta iniziando ora e ci sono momenti nei quali vi sembra di essere invischiati in un malessere quotidiano che sottrae energie, priva di valore la vita di ogni giorno, rischia di vanificare tutto l’impegno profuso per arrivare fin dove siete arrivati.
Tutto sembra compromesso dall’ansia e dalla paura che il vostro progetto di vita sia stato un errore.
E’ importante precisare che l’esperienza dell’espatrio costituisce molto frequentemente un fattore di rischio di destabilizzazione nella vita delle persone e dei nuclei familiari.
Il malessere che vi affatica così tanto e, indubbiamente , vi crea allarme, è una fase, una inevitabile “fase evolutiva” da attraversare e risolvere, non è una malattia, non è una patologia, è conseguente alla condizione di maggiore vulnerabilità generata dalle vostre attuali circostanze di vita oltre che, talvolta aggravata da vostre contingenti e personali situazioni problematiche.
Per ciascuno ovviamente si manifesta in modo diverso e con diverse tonalità e intensità e questo perché ogni individuo lo vive e percepisce in funzione della propria storia, in modo assolutamente soggettivo.
Expat chiedere aiuto
EXPAT - Chiedere aiuto?
QUANDO
Quando ci si accorge che, con il passare di “troppo tempo”, il malessere non solo, non accenna a diminuire, ma si traduce invece in uno stato d’animo costante e prevalente.
Quando i sintomi di ansia, o astenia e depressione, insicurezza, paura del futuro, di non essere all’altezza delle richieste quotidiane, si fanno via via più incalzanti e il vostro sonno non è più tranquillo e riposante, e tutto quello che vi sembrava importante e vitale, sembra ora quasi privo di significato,allora è il momento di non sottovalutare, o ignorare, o rinviare il riconoscimento di questa insidia,
è il momento di accettare e riconoscere di aver bisogno di aiuto di ascolto, di condivisione.
COME: A CHI
Rivolgendovi ad uno “specialista” cioè ad una persona abilitata all’esercizio della psicoterapia.
Un professionista che sia inoltre, competente a trattare le specifiche e peculiari problematiche personali e sociali dell’esperienza di espatrio : il cambiamento radicale che individui e nuclei familiari hanno realizzato transitando dal proprio contesto storico di appartenenza ad un contesto nuovo nel quale radicarsi.
La prima cosa da fare è informarsi e verificare se, nel luogo nel quale vi siete trasferiti, sia disponibile ed eserciti uno psicoterapeuta italiano.
Perché se è uno/a psicoterapeuta che vive e lavora nel luogo in cui vi siete trasferiti, è un professionista che, avendo vissuto lo stesso tipo di esperienza è evidentemente in grado di riconoscere e comprendere maggiormente tutto quello che costantemente dovete intentare per costruire e definire una possibilità di nuove appartenenze, spesso, di volta in volta, provvisorie.

Perchè ITALIANO:
la lingua, per quanto infatti, voi possiate padroneggiare perfettamente l’inglese o la lingua parlata nel vostro attuale luogo di residenza, nella condivisione di emozioni e nel racconto di una storia personale, si determina sempre una intraducibilità di questi in un’altra lingua.
E’ assolutamente necessario che una psicoterapia si realizzi fra interlocutori che parlano la stessa lingua e che questa lingua sia la lingua madre.

…Voglio la linguamamma,
con tutti i suoi bei suoni,
che scalda come fiamma,
e non ha paroloni.
La lingua delle storie,
dette da voci amiche,
latte delle memorie,
forti sapienze antiche…(Roberto Piumini)
Qualora non fosse disponibile lì dove risiedete la presenza di un professionista in presenza, o per voi possa essere meno agevole per flessibilità di tempi e orari, allora, cercatene uno online con identiche caratteristiche e per le medesime ragioni.

Può trattarsi molte volte di un percorso utile per affrontare e accompagnare per un breve periodo il riconoscimento e la elaborazione dello stato di malessere che state vivendo, per aiutarvi a rintracciare risorse e modalità necessarie a riorganizzare emotivamente e nella realtà i vostri vissuti e le vostre energie.
Ma, se la vostra storia personale o un passato problematico e irrisolto, è stato riattivato dalle esperienze attuali, la sofferenza di oggi può tradursi in una occasione per voi per intraprendere unpercorso di psicoterapia che vi accompagni in un processo di riconoscimento e cambiamento profondo.